Pet, generazioni a confronto: un legame universale con sfumature diverse.

Una ricerca di Ipsos fotografa come cambia il rapporto con cani e gatti dalla Gen Z ai Baby Boomers: dai confidenti emotivi dei più giovani ai compagni quotidiani dei più anziani.

Gli animali da compagnia sono percepiti come una fonte di affetto e benessere a ogni età: è il dato che accomuna le generazioni analizzate nella ricerca “Generazioni a confronto: da Gen Z ai Boomers l’evoluzione del rapporto con gli animali da compagnia”, condotta da Ipsos su un campione di 1.000 proprietari italiani di cani e gatti e presentata a Milano durante l’Italian Pet Summit 2025.

L’87% degli intervistati riconosce ai pet un impatto positivo sul proprio benessere, ma emergono differenze significative nel modo in cui ciascuna fascia d’età costruisce e vive questo legame: più istintivo e fusionale tra i giovani, più razionale e quotidiano tra i più maturi.

Per chi ha meno di 27 anni, il rapporto con cani e gatti è uno scambio emotivo profondo, quasi simbiotico.

I pet sono percepiti come confidenti, fratelli, figure di sostegno in un’età spesso segnata da fragilità psicologiche.

Il 32% dichiara di aspettarsi dal proprio animale la sensazione di sentirsi amato (quasi il triplo rispetto ai Baby Boomers), mentre il 96% lo considera un antidoto alla solitudine e il 25% un aiuto nella gestione dello stress.

La vicinanza è anche fisica: il 71% consente al proprio animale di dormire nel letto.

Tra i 28 e i 44 anni i pet sono spesso la prima grande scelta autonoma.

È la generazione con più proprietari alla prima esperienza (37%) e per il 23% l’arrivo di un cane o gatto rappresenta una tappa fondamentale della vita.

Il 61% dichiara di considerarli “come un figlio”: cani e gatti diventano così una sorta di “parenting gymnasium”, una palestra affettiva che permette di sperimentare responsabilità, cura e condivisione quotidiana, anche nelle attività all’aperto.

Per i 45-59enni, l’animale è parte integrante della famiglia: compagno di giochi per i figli unici, arricchimento per le famiglie monogenitoriali o completamento dell’idea di casa.

Tuttavia, emergono più chiaramente anche i lati impegnativi della gestione: il 43% lamenta di non avere abbastanza tempo da dedicare al pet.

È il riflesso della condizione di “generazione sandwich”, stretta tra figli piccoli e genitori anziani.

Il pet resta una presenza positiva, ma si inserisce in vite già molto cariche di responsabilità.

Per gli over 60, il pet è soprattutto una presenza quotidiana che porta ritmo, socialità e compagnia.

Il 63% ne apprezza il ruolo nel combattere la solitudine e nel motivare a restare attivi.

L’affetto è profondo ma più equilibrato: solo il 52% permette al proprio animale di dormire nel letto (contro una media del 60%).

Il legame è forte ma rispettoso dei ruoli, e i pet sono vissuti come compagni costanti che arricchiscono la quotidianità senza sostituire le relazioni umane.

La ricerca conferma come l’umanizzazione degli animali da compagnia stia evolvendo: se per le generazioni più mature restano compagni di vita, per i più giovani diventano veri progetti emotivi e persino parte della propria identità, da condividere nella vita reale e digitale.

Un legame in costante trasformazione, che riflette i cambiamenti sociali e i nuovi bisogni affettivi, e che continuerà a influenzare il benessere delle persone di ogni età.