Inflazione, Bce: il 69% delle famiglie ha modificato i consumi (anche tagliando su quantità e qualità).

Analisi della Bce sull’impatto dell’inflazione sulle famiglie: il 69% delle famiglie ha modificato i consumi (anche abbassando qualità e riducendo quantità), il 43% ha usato i risparmi, il 31% ha cercato di far salire le entrate.

Quasi sette famiglie su dieci hanno modificato i consumi, anche riducendo quantità e qualità della spesa. Oltre quattro su dieci hanno usati i risparmi e una quota minore, poco meno di un terzo, ha cercato di far salire le entrate. Anche facendo straordinari e lavori extra. Strategie e modifiche della qualità della vita, per affrontare la crisi dell’inflazione e il caro prezzi.

In che modo le famiglie hanno adattato il loro comportamento di spesa e di risparmio per far fronte all’elevata inflazione?”: questo il tema di uno studio diffuso  dalla Banca Centrale europea (BCE) sulla base dei dati del Consumer Expectations Survey (CES) della BCE.

“Lo shock inflazionistico ha influenzato il comportamento dei consumatori e ha pesato sulla loro spesa. In generale, i consumatori adottano strategie diverse per far fronte all’aumento dei prezzi: adeguando i consumi, riducendo i risparmi e/o aumentando il reddito”, spiega la Banca Centrale europea nel focus.

“La strategia principale utilizzata dai consumatori per far fronte all’inflazione è quella di adeguare i propri consumi”, evidenzia la Bce.

A gennaio 2024 la maggioranza degli intervistati, il 69%, ha modificato i propri consumi, ma “degni di nota” sono stati anche il 43% che ha usato i risparmi e il 31% che ha cercato di far salire le entrate.

Tra chi ha agito solo sui propri consumi, davanti al caro-vita e ai prezzi elevati il 50% ha cercato di trovare prezzi più vantaggiosi altrove, il 33% ha abbassato la qualità dei propri acquisti, il 28% ha ridotto le quantità acquistate.

Il 35% degli intervistati ha dichiarato di aver ridotto i propri risparmi per sostenere i consumi mentre, in termini di reddito, circa il 15% ha dichiarato di aver negoziato un aumento di stipendio e il 17% ha dichiarato di aver lavorato più ore o di aver accettato un lavoro aggiuntivo.

C’è stato inoltre uno spostamento delle preferenze dopo la revoca delle restrizioni sociali all’indomani della pandemia. Questo, spiega la Bce, ha portato ad un aumento della percentuale di spese per ristoranti, attività ricreative e viaggi: la quota di queste categorie nella spesa totale è aumentata dal 7,4% nel 2021 al 12,9% nel 2023.

La Bce evidenzia poi che c’è stata una diminuzione del tasso di risparmio negli ultimi due anni.

“Il calo è stato principalmente determinato dall’aumento della spesa per attività ricreative e viaggi, piuttosto che per beni di prima necessità”.

In sintesi: il recente calo del tasso di risparmio può essere attribuito soprattutto al fatto che le famiglie a reddito più alto hanno attribuito una maggiore preferenza alle spese per viaggi e attività ricreative, come reazione post pandemia. Ha contribuito al calo del tasso di risparmio, anche se un po’ meno, il fatto che le famiglie a basso reddito abbiano invece aumentato la spesa per beni durevoli. Al contrario la spesa per beni essenziali come casa, cibo ed energia, ha avuto un impatto al ribasso relativamente modesto sui risparmi delle famiglie nel 2022 e nel 2023, nonostante i sostanziali aumenti dei prezzi.

“Questo risultato – dice lo studio della Bce – riflette una riduzione sia nella quantità che nella qualità degli acquisti di questi beni di prima necessità, in linea con i cambiamenti nel comportamento di spesa delle famiglie”.

 

Insomma: minore spesa per cibo, alloggio ed energia, quindi grande difficoltà per gran parte della popolazione a sostenere una vita dignitosa.