Cambio fornitore di energia, il 60% dei nuovi contratti telefonici non porta vantaggi

Federconsumatori ha esaminato una serie di contratti per il cambio fornitore di energia. E ha scoperto che il 60% dei contratti attivati via teleselling è svantaggioso oppure non vale il cambio.

Cambiare fornitore di energia elettrica e gas conviene? In Italia il 25% dei consumatori passa ogni anno a un nuovo fornitore di energia, attivando un contratto con una realtà diversa dalla precedente. Spesso il nuovo contratto viene attivato attraverso teleselling. Il mercato libero ha fatto aumentare le opzioni a disposizione e l’obiettivo dei consumatori è evidente: risparmiare. Ma il risparmio atteso si scontra col risparmio mancato.

Un’analisi di Federconsumatori ha trovato infatti che, fra i contratti sottoscritti al telefono, via teleselling, nel 41% dei casi gli utenti avranno condizioni economiche peggiori rispetto al mercato di maggior tutela. In tutto, il 60% dei contratti attivati a distanza arriva a un esito che non porta reali vantaggi economici perché i contratti sono svantaggiosi oppure sono neutri (il cambio non è economicamente giustificato). Anche per la dimensione contrattuale, cambiare fornitore di energia non porta grandi vantaggi.

Contratti a confronto

Il cambiamento di fornitore, spiega Federconsumatori, si potrebbe valutare positivamente e ricondurre a maggiore consapevolezza e intraprendenza da parte dei consumatori, ma “in realtà la scelta di cambiare fornitore è spesso indotta da telefonate commerciali aggressive e ingannevoli, che non consentono una scelta ponderata e consapevole da parte dell’utente”.

La domanda allora è una: il cambio fornitore porta un vantaggio concreto in termini economici e per condizioni contrattuali? Federconsumatori ha svolto una ricerca comparando il contratto del vecchio fornitore e quello sottoscritto con il nuovo, con un’analisi sui contratti siglati dagli utenti nell’ultimo anno e portati in visione agli sportelli dell’associazione su tutto il territorio nazionale. Ha esaminato 1243 contratti, con una prevalenza di casi in Nord Italia. E ha esaminato la convenienza economica e contrattuale del cambio.

Tra i contratti esaminati, quelli sottoscritti a distanza sono il 63,81%, mentre quelli sottoscritti presso lo sportello fisico/punto vendita del venditore sono il 36,19%.

Contratti al telefono, risparmio mancato

Risultato? Guardando alla dimensione economica, la vantaggiosità del nuovo contratto è condizionata dalla modalità di sottoscrizione.

I contratti sottoscritti al telefono, su input dei venditori, “si confermano particolarmente svantaggiosi per i consumatori: infatti, solo poco più di un terzo degli utenti spenderà meno grazie all’attivazione del nuovo contratto – evidenzia Federconsumatori – La quota di coloro che avranno condizioni economiche peggiori rispetto al mercato di maggior tutela raggiunge addirittura il 41% dei casi”.

Unendo i contratti svantaggiosi e quelli neutri si arriva alla percentuale del 60,17%.

“Si tratta di un esito paradossale, per quanto in larga parte da noi previsto, che smentisce in pieno i vantaggi del mercato libero tanto decantati dalle aziende”.

Contratti allo sportello, il 67% sono convenienti

Va meglio per i contratti sottoscritti agli sportelli fisici dei venditori. Qui i contratti economicamente più convenienti sono il 67,18%, anche se rimane oltre il 30% il numero di coloro che hanno avuto un peggioramento delle condizioni di prezzo o hanno perso tempo in un cambio di fatto inutile (nel dettaglio il 22% ha riscontrato prezzi più alti, circa il 10% non ha avuto alcun vantaggio).

Se si guarda invece alle norme contrattuali (vantaggiosità o meno di condizioni di vendita, clausole, termini e modalità di pagamento) il quadro diventa ancora più sfavorevole per il consumatore perché si abbassa sensibilmente la percentuale di nuove condizioni migliorative, in particolare nei contratti siglati al telefono.

Il rischio delle teleselling

“Da questi dati si possono trarre diverse considerazioni: una su tutte riguarda l’ennesima conferma delle pesanti, e a questo punto più che motivate, critiche che da anni muoviamo alle vendite telefoniche e porta a porta dei contratti di energia, che rappresentano per i consumatori un rischio troppo alto senza, nei fatti, portare alcun vantaggio”, afferma Federconsumatori.

L’associazione chiede allora a Governo, Parlamento, Arera, AGCOM e AGCM di “intervenire urgentemente sul teleselling, con una stretta immediata, al fine di determinare una nuova regolazione restrittiva, più equa e rispettosa dei diritti degli utenti”.

“I dati che emergono dalla presente ricerca e la mole di contenzioso in materia non può che portare alla conclusione che i contratti conclusi telefonicamente, o porta a porta, non agevolano in alcun modo il consumatore, ma anzi creano spesso asimmetria informativa e un pregiudizio in termini economici. Per non parlare dei casi in cui vengono attivati all’insaputa dell’utente”. L’associazione chiede poi serietà, trasparenza e responsabilità alle aziende nei confronti dei clienti.