Farmaci nelle parafarmacie.

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Liberalizzare tutti i farmaci di fascia C, consentire che vengano venduti nei corner dei supermercati e nelle parafarmacie alla presenza di un farmacista, esattamente come quelli da banco. Lo chiedeva Coop la scorsa settimana, con una campagna stampa sui media di carta e via web. Ma è anche un’ipotesi concreta a cui sta lavorando il ministro dello Sviluppo Federica Guidi.
Secondo alcune indiscrezioni, la Guidi sta infatti mettendo a punto un disegno di legge da consegnare venerdì prossimo al Consiglio dei ministri.
Peccato che da un altro ministero, quello della Salute, sia arrivato un sonoro stop. “Le ipotesi sulla liberalizzazione delle farmacie avanzate dal ministero dello Sviluppo sono insostenibili”, ha dichiarato il ministro Beatrice Lorenzin ieri a margine di conferenza stampa a Roma. “Il Ddl – ha proseguito – è complesso ed è difficile e immagino che il Mise starà lavorando. Avremo sicuramente un confronto nei prossimi giorni” ha concluso.
Il documento preparato al dicastero dello Sviluppo, d’altra parte, rivoluzionerebbe tutto il sistema di vendita dei medicinali senza obbligo di prescrizione.
Nel testo, scrivono oggi i quotidiani, si parla della possibilità di vendere i medicinali il cui costo è a carico del cittadino, anche nelle parafarmacie e nei corner salute della Grande distribuzione, esattamente come accade già per i medicinali da banco.
E non è l’unico “colpo” riservato alle farmacie tradizionali. Il ddl parla anche della possibilità di aprire altre 20.000 nuove farmacie, raddoppiando praticamente il numero di quelle esistenti.
Secondo Coop, che sta conducendo la sua battaglia mediatica a favore della liberalizzazione, la maggiore concorrenza comporterebbe per i cittadini un risparmio annuale di 700 milioni di euro.
Di contro, Federfarma porta avanti le sue ragioni, spiegando che oggi le farmacie espletano il servizio di vendita di medicinali anche nelle aree commercialmente meno appetibili, come le zone rurali o di montagna.
Il timore è quello di perdere un’altra grande fetta di mercato (oggi sono liberalizzati solo circa il 20% dei farmaci a carico del cittadino), in un momento per le farmacie già di difficoltà.
Non la pensa così il Movimento nazionale liberi farmacisti, secondo cui la possibilità di vendere tutti i prodotti di fascia C nelle parafarmacie “toccherà gli interessi delle farmacie al massimo per una perdita giornaliera di 35/40 euro
Ricordiamo che il legislatore ha ritenuto che i farmacisti della parafarmacia possano, in piena autonomia, vendere farmaci che non necessitano di ricetta medica, in virtù delle loro conoscenze scientifiche e professionali”, ricorda invece l’Associazione nazionale parafarmacie italiane. “A maggior ragione lo stesso legislatore dovrebbe riconoscere agli stessi professionisti la vendita dei farmaci di fascia C, per i quali è bene ricordare la dispensazione non dipende dalle valutazioni scientifiche e professionali del farmacista (come per i farmaci da banco), ma esclusivamente dal medico che effettua la prescrizione medica”.