Super ticket
Il super ticket sulle ricette specialistiche? Non ci sarà, ha chiarito il Ministro Beatrice Lorenzin.
Le sanzioni per i medici che prescrivono troppe analisi? Nulla di nulla, se ne parlerà in sede di Conferenza Stato – Regioni.
E la “stretta” sulle prescrizioni inutili, quella che impedisce ai medici di base di richiedere su ricetta rosa l’esame del colesterolo ai pazienti sani? Sospesa anche quella.
La Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) ha appena dato istruzioni ai suoi iscritti di continuare a “prescrivere secondo i criteri di appropriatezza della loro pratica professionale”. E questo fino a quando il ministero della Salute non avrà emesso una circolare esplicativa che chiarisca le troppe zone grigie del decreto.
Finisce così arenato in un pantano di problemi applicativi il “decreto appropriatezza”, cioè la stretta su 203 tra esami e accertamenti diagnostici, formalmente entrata in vigore il 20 gennaio scorso. Una misura che sulla carta impone ai medici di famiglia di attenersi a rigidi criteri di prescrizione, o, in alcuni casi, nega loro la possibilità di prescriverli, possibilità riservata esclusivamente agli specialisti.
Tra le 203 prestazioni a rischio compaiono esami comunissimi, come il controllo di valori del sangue che sono eseguiti spesso in fase di screening da pazienti sani: colesterolo, trigliceridi, transaminasi. Se un paziente ha valori nella norma e non ha alcuna patologia, per esempio, ha diritto a fare il controllo di colesterolo e trigliceridi solo ogni 5 anni, mentre quello della transaminasi dovrà in ogni caso pagarlo di tasca sua. Se invece il paziente rientra nelle categorie che hanno diritto alla prestazione, categorie già definite nel decreto, allora il medico dovrà prescriverle su una ricetta a parte, spiegandone le ragioni.
Altri accertamenti, come l’esame del sangue per individuare la presenza di allergie (il cosiddetto controllo delle Ige), potranno invece essere richiesti solo da uno specialista sul suo ricettario rosa, e lo stesso è previsto per alcuni test genetici cui si sottopongono le donne in gravidanza per individuare la presenza di patologie cromosomiche nel nascituro. Una complicazione, se si pensa che molti pazienti siano in cura presso specialisti non ospedalieri o comunque non abilitati a emettere impegnative (le “rosa”, le sole che danno diritto a ricevere la prestazione in regime di mutuabile), e che la prassi vuole che le loro indicazioni siano poi tradotte dal medico di base in prescrizioni vere e proprie.
“Con queste norme il medico di base non conta più nulla”, spiegava giorni fa il vicesegretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti. “Ci viene negata la possibilità di fare valutazioni e ordinare accertamenti sulla base dei nostri sospetti e delle nostre valutazioni, ci viene impedito di fare prevenzione, e in questo modo il rapporto tra medico e paziente rischia di essere fortemente compromesso. Cosa penseranno i nostri assistiti quando diremo loro: questo esame lo devi pagare da te?”.
Questo sulla carta, perché la spending review, che avrebbe dovuto portare al Sistema sanitario nazionale un risparmio di 100 – 120 milioni di euro all’anno, resta di fatto sospesa almeno fino all’emanazione della circolare, che dovrà essere messa a punto con al collaborazione degli ordini professionali.