Renault: ritirati 15.000 veicoli non ancora in commercio

Il dieselgate che ha coinvolto Volkswagen potrebbe non riguardare esclusivamente la casa automobilistica tedesca. Quella di usare software “truccati” per manipolare i dati sulle emissioni delle vetture potrebbe essere una pratica molto diffusa. Ora il sospetto bussa in casa Renault: la polizia antifrode ha perquisito alcuni stabilimenti ed acquisito computer del gruppo per capire se anche la società francese abbia manipolato i dati sulle emissioni dei motori. Crollo immediato del titolo in Borsa.

A diffondere la notizia è stato il sindacato Cgt del sito produttivo di Lardy, a sud di Parigi (tra gli stabilimenti perquisiti). Secondo le prime informazioni, l’ipotesi investigativa è che alcuni motori diesel Renault siano equipaggiati con un software che consente di eludere i controlli sulle emissioni, un sistema simile a quello usato da Volkswagen.

Renault aveva promesso di investire 50 milioni di euro per far sì che i livelli di emissione effettivi delle sue auto fossero in linea con quelli registrati durante i test.

Da parte sua la casa automobilistica francese ha confermato le perquisizioni, ma ha assicurato che tutti i test realizzati su richiesta del Ministro dell’ambiente Ségolène Royal non avevano evidenziato frodi.

Il  richiamo in questi giorni di 15.000 veicoli non ancora in commercio per una verifica e una corretta regolazione, affinché il filtraggio funzioni in tutte le condizioni termiche, controllo  doveroso, che  necessariamente pone il problema sull’urgenza di un programma di controlli e verifiche che obbligatoriamente coinvolga tutti i costruttori al fine di fare chiarezza sulle emissioni e sul rispetto di tutti i limiti imposti per la doverosa salvaguardia dell’ambiente.

Le nostre strutture, come per il caso della casa automobilistica tedesca, seguono con molta attenzione il caso predisponendo tutte le azioni necessarie alfine di tutelare i consumatori