Istat: disoccupazione record.

Disoccupazione - courtesy of David Castillo Dominici / FreeDigitalPhotos.net

Ancora numeri negativi sul fronte del lavoro, con tassi di disoccupazione record dal 1977. A novembre, stima l’Istat, il tasso di disoccupazione è stato pari al 12,7%, in aumento di 0,2 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,4 punti nei dodici mesi. Il tasso di disoccupazione si attesta al 41,6% fra i giovani.

Il numero di disoccupati, pari a 3 milioni 254 mila, aumenta dell’1,8% rispetto al mese precedente (+57 mila) e del 12,1% su base annua (+351 mila). La crescita tendenziale della disoccupazione è più forte per gli uomini (+17,2%) che per le donne (+6,1%).
Nella fascia giovanile, i disoccupati tra i 15-24enni sono 659 mila. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, in altre parole la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca, è pari al 41,6%.

I dati resi noti dall’Istat sono “drammatici e lasciano percepire chiaramente la situazione di profonda e perdurante crisi che famiglie e imprese vivono da qualche tempo”. “Una vera e propria spirale depressiva, fatta di perdita del potere di acquisto, caduta dei consumi (-8,1% solo nel biennio 2012-2013), contrazione della produzione, chiusura di esercizi commerciali e aziende, perdita del lavoro e aumento della cassa integrazione”.
Dati angoscianti che dimostrano che quanto fatto finora per aiutare le imprese, con il decreto “Salva Italia” del dicembre 2011, sotto forma di riduzioni di Irap, di aiuti alla crescita economica (Ace), di modifica dell’art. 18 e delle regole del mercato del lavoro, di incentivi per assumere giovani, non è servito a nulla. Così come, purtroppo, non servirà a nulla la riduzione del cuneo fiscale.

Il costo del lavoro e le troppe tasse, infatti, sono certo un problema importante per le imprese, ma non tanto quanto la mancanza totale di ordinativi. Fino a che le imprese non avranno Lavoro, quello con la “L” maiuscola, ossia fino a che non torneranno a vendere i loro prodotti alle famiglie, non ci sarà alcuna speranza di uscita dal tunnel della crisi, salvo per quelle poche imprese che puntano sulla domanda estera ed esportano i loro prodotti.
Insomma la soluzione dei problemi delle imprese ci sarà solo con la soluzione dei problemi delle famiglie. Soluzione che non può certo arrivare fingendo di abbassare una tassa come l’Imu, per poi riprendersi i soldi due volte, una con l’Iva che, non a caso, ha 4 miliardi di gettito come l’Imu, ed una con la Tasi.