Glifosato, proproga di 5 anni.

GLIFOSATO-PROROGA DI CINQUE ANNI -ITALIA VOTA CONTRO

Via libera al glifosato in Europa per altri cinque anni. È quanto ha deciso ieri – lunedì 27 settembre – il Comitato d’appello dell’Ue convocato, in extremis, dalla Commissione Europea dopo che in due precedenti occasioni gli Stati membri non avevano raggiunto un accordo sul futuro di questa sostanza.

Sia nella riunione del 25 ottobre che in quella successiva del 9 novembre, infatti, la proposta della Commissione Europea di rinnovare per 5 anni la licenza all’uso di questo potente erbicida non aveva raggiunto la maggioranza qualificata degli Stati membri.

Grazie al voto a favore della Germania (che precedentemente si era astenuta) – gli equilibri si sono spostati e la proposta di rinnovo della licenza ha ottenuto la maggioranza qualificata. A favore si sono espressi 18 Paesi, uno si è astenuto (il Portogallo) e contrari sono stati nove: Belgio, Grecia, Francia, Croazia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Austria e Italia.

 

La decisione è arrivata in extremis, visto che la licenza scadeva definitivamente il 15 dicembre 2017. Tuttavia la decisione di oggi, su cui ha molto spinto la Commissione, è in netto contrasto con l’orientamento già espresso dal Parlamento Europeo che il 24 ottobre aveva votato un documento in cui ne chiedeva il totale superamento entro il 2022, includendo in questa data limite anche il periodo cosiddetto di “phase-out”, ossia di esaurimento delle scorte.

E non a caso proprio al Parlamento di Strasburgo il 20 novembre scorso i rappresentanti della coalizione europea StopGlyphosate hanno presentato e discusso la European Citizens Iniziative (ECI), ossia una legge di iniziativa popolare sottoscritta da 1,3 milioni di cittadini europei che chiede un’immediata eliminazione del prodotto.

Una tale divisione e indecisione da parte delle istituzioni europee riflette le tante contraddizioni, anche scientifiche, che si sono susseguite negli ultimi anni sul rischio e la pericolosità di questa sostanza chimica. Dapprima è stato la Iarc (l’Agenzia internazionale dell’Oms per la ricerca sul cancro), nel 2015, ad accendere i riflettori decretando la pericolosità dell’erbicida e classificandolo come “probabile cancerogeno” per l’uomo.

A scalfire le certezze è però intervenuta in seguito l’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, che sconfessando di fatto le conclusioni degli esperti dell’Oms nel suo documento finale ha concluso: “È improbabile che la sostanza sia genotossica o che presenti una minaccia di cancro per l’uomo. Non si propone quindi di classificare il glifosato come cancerogeno nei regolamenti Ue”. Nello stesso tempo però l’Efsa ha deciso di abbassare la dose acuta di riferimento (ossia il quantitativo stimato di una sostanza chimica in un alimento che può essere ingerito nell’arco di un giorno senza comportare rischi per la salute) fissandola a 0,5 mg per kg di peso corporeo.

 

 

Un parere quello dell’Efsa aspramente criticato dagli ambientalisti e da tutte le associazioni riunite nel comitato #StopGlyphosate ,che hanno adombrato il dubbio che ad ispirare le conclusioni dell’Agenzia europea siano stati i grandissimi interessi economici che si muovono intorno al prodotto, che, infatti, è presente in ben 750 formulati (ossia è il pesticida più usato al mondo) e, soprattutto, è il principio attivo del Roundup® prodotto di punta della Monsanto, la multinazionale degli Ogm. Un colosso difficile da contrastare.
Come che sia i giochi a questo punto sono fatti. L’unico conforto per l’Italia è che nel nostro Paese è già in vigore il divieto del glifosato per usi non professionali e vicino a parchi, scuole e zona sensibili.