Covid e minori, Cesvi: in aumento il rischio di maltrattamento all’infanzia.

Cesvi ha presentato la quarta edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia.

Con la pandemia è aumentata in modo preoccupante, nelle famiglie più fragili, la conflittualità, con un incremento della violenza contro le donne e la violenza assistita e subita dai minori.

È questo il quadro allarmante che emerge dalla IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia curato da Fondazione Cesvi.

 L’indice  analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti.

Secondo i dati di Cesvi, la casa rappresenta il luogo più pericoloso: tra il 60/70% dei bambini/e tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto, infatti, episodi di violenza emotiva da parte dei propri caregiver. In contesti come questi, i periodi di lockdown hanno contribuito ad aggravare le problematicità.

Nell’ultimo anno si è registrato anche a un forte stress negativo sullo stato di salute mentale di genitori e bambini/e legato a fattori quali la paura di ammalarsi, i minori contatti sociali, le preoccupazioni economiche e l’insegnamento online, contribuendo all’aumento del burnout genitoriale. Situazione, questa, in cui è stato dimostrato essere più probabile che i bambini e le bambine vengano maltrattati.

Il 43% delle persone, inoltre, ha riportato un peggioramento della salute mentale nell’ultimo anno. Il Covid-19 rappresenta, dunque, un potente fattore di rischio: un quadro tanto più preoccupante se si considera che il fenomeno emergerà in tutta la sua portata solo quando la pandemia sarà conclusa.

Il maltrattamento all’infanzia rimane, dunque, un problema particolarmente grave e pervasivo nella nostra società che, spiega Cesvi, produce conseguenze drammatiche sulla salute dei maltrattati dal breve al lungo termine, sul loro equilibrio psico-fisico e, più in generale, su tutta la società.

Sono molteplici e complessi, infatti, i danni provocati da maltrattamento e trascuratezza: a livello fisico, come ferite e fratture; a livello psicologico come ansia, depressione, sbalzi di umore; a livello cerebrale con possibili ricadute a livello cognitivo, linguistico e mentale.

Dallo studio emerge l’immagine di un’Italia a due velocità: al Sud il rischio legato al maltrattamento è più alto e l’offerta di servizi sul territorio è generalmente carente o di basso livello.

Le otto regioni del nord Italia sono tutte al di sopra della media nazionale, mentre nel Mezzogiorno si riscontra un’elevata criticità: le ultime quattro posizioni dell’Indice sono occupate da Campania (20°) Sicilia (19°), Calabria (18°) e Puglia (17°).

Mentre la regione con maggior capacità di fronteggiare il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è il Trentino-Alto Adige, che quest’anno, per la prima volta, supera l’Emilia-Romagna, grazie ad un netto distacco dalla media nazionale rispetto ai fattori di rischio.

L’Emilia-Romagna, pur confermandosi la regione con il sistema più impegnato nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, perde la prima posizione dopo tre anni sul podio, a causa di un peggioramento dei fattori di rischio. Seguono Friuli-Venezia Giulia (3°), Veneto (4°) e Umbria (5°).

Quest’anno, nessuna regione nel cluster delle regioni “reattive”, ovvero che rispondono alle elevate criticità nei fattori di rischio con servizi al di sopra della media nazionale: la Sardegna è arretrata sulla media nazionale per i servizi, mentre l’Umbria ha registrato un miglioramento nei fattori di rischio, che l’ha collocata al di sopra della media nazionale.

Tra le regioni virtuose con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio, oltre all’Umbria, troviamo sei delle sette regioni della precedente edizione dell’Indice Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Veneto, Liguria, Toscana, insieme alla Valle d’Aosta e al Piemonte. Tra le regioni stabili si trova solo la Lombardia.

Ad aggravare il quadro complessivo della situazione di bambini e adolescenti in Italia, il dato riportato dall’Indice che riguarda l’impatto del Covid-19 sulla loro salute mentale: in generale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un aumento dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia: dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti.