ActionAid: in Italia 6 milioni di persone in povertà alimentare, 200 mila bambini.

Sono 6 milioni le persone che oggi in Italia soffrono di povertà alimentare. Ci sono 200 mila bambini e ragazzi che non sono in grado di consumare frutta e verdura in modo adeguato e di fare un pasto completo almeno una volta al giorno. Le famiglie più colpite sono quelle monogenitoriali e le famiglie numerose. Ma 6 persone su 10 che si trovano in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio povertà secondo le soglie di reddito prestabilite. Gli interventi di sostegno attuati o una tantum sono una risposta frammentata al problema.

 

È la fotografia restituita dal quarto rapporto sulla povertà alimentare di ActionAid, “Frammenti da ricomporre. Numeri, strategie e approcci in cerca di una politica”, quest’anno realizzato in collaborazione con Percorsi di Secondo Welfare, che dall’analisi dei dati afferenti a diverse indagini campionarie Istat restituisce un quadro della povertà alimentare nel nostro Paese.

Sono in condizione di povertà alimentare 6 milioni di persone in Italia, il 12% dei residenti con almeno 16 anni. Fra il 2019 e il 2021 le condizioni di deprivazioni sono rimaste stabili, probabilmente per le misure di sostegno al reddito che almeno in parte hanno mitigato l’effetto della crisi.

Deprivazione alimentare materiale o sociale, spiega ActionAid, è misurata come l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni e con l’impossibilità di uscire con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese.

Questa povertà è più diffusa fra i disoccupati (28,3%), le persone inabili al lavoro (22,3%), coloro con istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4%), giovani tra i 19 e i 35 anni (12,3%) e adulti tra i 50 e i 64 anni di età (12,7%), stranieri (23,1%), chi vive in una casa in affitto (22,6%) e le persone che vivono nelle aree metropolitane (13,3%).

C’è poi la povertà alimentare minorile. Fra gli under 16 ci sono (dati 2021) 200mila bambini e ragazzi (il 2,5% della popolazione di questa fascia d’età) che non è stata in grado di consumare adeguata frutta e verdura e di fare un pasto completo – contenente carne, pollo, pesce o un equivalente vegetariano – almeno una volta al giorno. Inaspettatamente, è il Nord-Ovest la macroarea che registra la più alta incidenza, con un valore oltre il doppio della media nazionale – 5,3%, che equivale a oltre 118.000 bambini e ragazzi. Al contrario, il Centro (1,2%), il Nord-Est (1%) e le Isole (0,2%) registrano incidenze inferiori, mentre il Sud (2,8%) presenta un dato più allineato alla media nazional

Le misure di contrasto alla povertà alimentare sono frammentate e prive di visione strategica.

ActionAid denuncia inoltre il paradosso per cui “6 persone su 10 in condizione di deprivazione alimentare materiale o sociale non sono considerate a rischio povertà secondo le soglie di reddito prestabilite; utilizzando invece l’indicatore di povertà basato sulla percezione, scopriamo che ben 7 su 10 tra quelli in condizione di deprivazione alimentare si ritrovano anche tra quelli che dichiarano di arrivare a fine mese con difficoltà o grande difficoltà, segno che l’impiego di soglie di reddito standardizzate come criterio di accesso all’aiuto è una scelta inadeguata perché esclude quanti vivono in condizione di deprivazione alimentare ma non sono considerati poveri”.

«In periodi di recessione, che causano l’aumento della povertà e riducono fortemente il potere d’acquisto delle famiglie, misure di protezione sociale e in particolare quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca – dichiara Roberto Sensi, Responsabile Programma Povertà alimentare ActionAid Italia – Ma l’intervento di risposta che si indirizza a soddisfare un bisogno immediato dovrebbe essere solo il primo passo di un percorso capace di offrire risposte alle varie dimensioni dell’esperienza alimentare, in primis quella sociale. Dobbiamo cambiare la visione che abbiamo del fenomeno per adottare un vero approccio multidimensionale che ruoti attorno al diritto cibo e non all’aiuto, che coinvolga la comunità e non solo i singoli individui adottando, inoltre, sistemi di rilevazione della povertà alimentare più efficaci e a livello territoriale».

Emerge quindi, spiega ActionAid, “da un lato la necessità di comprendere meglio l’esperienza della povertà alimentare anche su famiglie non in condizioni di indigenza, dall’altro la necessità di predisporre efficaci interventi di contrasto, ad esempio intervenendo sul contenimento delle dinamiche inflattive dei beni di prima necessità e comunque parte di una strategia più ampia e organica”.