Il mensile Il Salvagente effettua un esame su 21 campioni di latte fresco e Uht alla ricerca di residui di farmaci , trovando antinfiammatori cortisonici e antibiotici.

Tra i marchi analizzati ci sono Parmalat, Granarolo, Coop, Conad, Lidl, Esselunga e Carrefour.

Una delle grandi novità dell’indagine è l’adozione di un nuovo metodo di analisi realizzato dalle Università Federico II di Napoli e da quella spagnola di Valencia e utilizzato dal mensile, in grado di scoprire contenuti che ai test ufficiali passano inosservati. “Il nostro scopo, ha detto il professor Alberto Ritieni, professore di Chimica degli Alimenti presso la Facoltà di Farmacia della Federico II, era quello di individuare un metodo sensibile allo scopo di prevenire. Abbiamo analizzato oltre 50 molecole diverse con uno strumento che consente di massimizzare potendo fare più controlli su uno stesso campione”.

Più della metà delle confezioni analizzate hanno fatto rivelare tracce di farmaci. Le più frequenti: il dexamethasone (un cortisonico), il meloxicam (antinfiammatorio) e l’amoxicillina (un antibiotico), in concentrazioni tra 0,022 mcg/kg e 1,80 mcg/kg. “Abbiamo trovato sostanze farmacologicamente attive nel 49% dei campioni, a concentrazioni tra 0,007 e 4,53 mcg/kg, ha aggiunto Ritieni.

Il nostro interesse era sollevare un potenziale rischio rimasto finora nell’ombra per trovare soluzioni rassicuranti per i consumatori, ha commentato Riccardo Quintili, direttore del Salvagente .

Antinfiammatori, cortisonici e antibiotici. Questi i farmaci riscontrati, ma perché? Risponde Enrico Moriconi, veterinario nonché Garante degli animali della Regione Piemonte: “La ragione dell’uso di antibiotici come l’amoxicillina è la frequenza con cui contraggono le infezioni alle mammelle come la mastite.

L’uso di questi farmaci fa pensare che ci sia un forte stress a livello di allevamento, perché lo stress aumenta la possibilità che gli animali si ammalino. Anche la mancata igiene e la presenza di batteri facilita l’insorgenza di malattie”.

Pur trattandosi di dosi minime c’è da considerare che l’alimento in questione è il latte, molto gradito dai bambini che spesso ne fanno uso una o più volte al giorno.

Il punto critico evidenziato è se un’assunzione continua di antibiotici anche in dosi tanto basse, certamente in regola con i limiti di legge, possa essere dannosa.

Il primo pericolo – si legge nel servizio pubblicato dal Salvagente, è che possano rendere più facile la creazione di batteri antibiotico-resistenti.

Sintetizza i rischi efficacemente Ruggiero Francavilla, pediatra, gastroenterologo dell’Università degli Studi di Bari: “L’assunzione costante di piccole dosi di antibiotico con gli alimenti determina una pressione selettiva sulla normale flora batterica intestinale a vantaggio dei batteri resistenti agli antibiotici che diventano più rappresentati; questa informazione genetica viene trasferita ad altri batteri anche patogeni”. Il secondo pericolo è che questi farmaci alterino il microbiota umano, cioè su quell’insieme vario di microorganismi che vivono con noi e che esercitano effetti benefici a livello digestivo, immunitario, protettivo.