Pensioni:Urgente restituire quanto arbitrariamente tolto.

Le cifre dei rimborsi sono veramente interessanti, visto che vanno dai 4700 agli oltre 10 mila euro per i circa 5,5 milioni di pensionati che percepiscono ogni mese un assegno dalle 4 alle 10 volte superiore al trattamento minimo. Dopo il pronunciamento della Corte costituzionale che ha dichiarato illegittimo il mancano adeguamento all’inflazione per il biennio 2012-2013, sono queste alcune delle cifre che spettano ai cittadini. Per le casse dello Stato sono un salasso che varia, secondo le prime stime, tra gli 11 e i 13 miliardi e che, in base ai calcoli dell’avvocatura, solo per i primi due anni del blocco significano 3,8 miliardi e 4,4 miliardi di euro.

Un giusto riconoscimento giuridico, dunque per i cittadini, ma un grave appesantimento dei conti pubblici che rischiano di uscire dai parametri di spesa imposti dall’Europa. Che fare, dunque? A Palazzo Chigi, all’Inps e al ministero del Tesoro se lo stanno chiedendo da quando, la settimana scorsa, è arrivata la sentenza 70/2015 che ha bloccato gli adeguamenti delle pensioni superiori ai 1406 euro lordi, tre volte il minimo. E al momento una risposta non c’è. Ci sono delle ipotesi che, nel caso più estremo, non escludono nemmeno il ricorso alla Corte di giustizia europea, chiamata in quel caso a esprimersi sulla coerenza della sentenza con i patti di bilancio continentali.

Le ipotesi: rimborsi a rate e solo per alcune fasce:

Si tratta di un’ipotesi estrema che, per la prima volta nella storia della Repubblica, vedrebbe contrapposta la Corte costituzionale e l’esecutivo in un’aula di tribunale. Più probabile, invece, che si opti per soluzioni meno radicali. Tra queste, il rimborso a rate spalmate su più anni in modo che l’esborso complessivo non vada a erodere in un colpo solo quanto dal dicembre 2011, con il governo Monti e il ministro Fornero, è rimasto nelle casse pubbliche. Altra soluzione, non per forza alternativa ma eventualmente da coniugare in parallelo, sarebbe quella di iniziare i rimborsi (anche a rate) ma solo per le pensioni più basse, rimandando a un futuro imprecisato l’estensione alle fasce più elevate (un ulteriore beffa)

Con il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni volute da Monti-Fornero, i miliardi non percepiti dai cittadini italiani sono stati pari a 9,7 miliardi che, rapportati al numero di pensionati, significa una perdita media di 1800 euro ciascuno. Bloccare l’indicizzazione delle pensioni ha significato incidere negativamente sull’intera domanda interna. Chi Governa si dimentica o non conosce la realtà vera del Paese che è quella che vede molti pensionati sostenere con il loro reddito interi nuclei familiari con figli e nipoti disoccupati!