Economia di seconda mano, nel 2020 muove 23 miliardi di euro.

Sono 23 milioni gli italiani che nel 2020 hanno comprato o venduto oggetti usati per un valore di 23 miliardi di euro. L’economia di seconda mano viaggia sempre di più online, settore che pesa per il 46% del valore generato dalla compravendita di usato, pari a 10,8 miliardi di euro.

L’economia di seconda mano si ammanta sempre più spesso di motivazioni legate alla sostenibilità.

Non sono solo l’esigenza di guadagnare (per chi vende) e di risparmiare (per chi compra) le direttrici che muovono il mercato dell’usato. Fra chi vende, per esempio, la prima motivazione addotto è quella di liberarsi del superfluo. Chi compra lo fa sicuramente per risparmiare, ragione indicata dalla metà degli italiani ma con una tendenza in calo, mentre si compra anche per “evitare sprechi” e “fare economia in modo intelligente”.

A fotografare l’andamento dell’economia di seconda mano nel 2020 è l’Osservatorio Second Hand Economy 2020 condotto da BVA Doxa per Subito nel marzo 2021 su un campione rappresentativo della popolazione italiana.

Oltre la metà degli italiani, il 54%, ha comprato o venduto oggetto usati, 23 milioni solo nel 2020, di cui il 14% per la prima volta lo scorso anno. L’economia di seconda mano nel 2020 vale 23 miliardi di euro, pari all’1,4% del Pil.

«La second hand è oggi una forma di economia circolare che non è solo un modo per dare valore alle cose, ma entra anche per la prima volta a pieno titolo nel podio dei comportamenti sostenibili più diffusi e che porta valore al Paese, alle persone e al Pianeta», dicono da Doxa.

L’economia si seconda mano si conferma come un comportamento sostenibile diffuso. Più diffuso per alcune fasce di persone in particolare, come laureati (66%), GenZ (65%) e famiglie con bambini piccoli (63%).

Oltre a farsi sempre più spesso online, e ad assumere una connotazione di comportamento sostenibile, aumenta la frequenza con cui si ricorre all’economia di seconda mano. Il 70% degli italiani compra o vende più di 2 volte l’anno, e cresce anche il numero di oggetti scambiati.

L’economia dell’usato è sempre più un modo per dare valore alle cose, rivedendo dunque scelte e priorità, soprattutto fra i più giovani.

«Tra chi acquista scende la percentuale di chi fa second hand per risparmiare (50% vs 59% nel 2019), a sorpresa se si considera l’anno caratterizzato da un contesto economico difficile, ma che rimane tuttavia rilevante, confermando la possibilità di fare un buon affare come condizione essenziale nella compravendita dell’usato – spiegano da Doxa – Seguono a breve distanza ma in crescita rispetto all’anno precedente la volontà di contribuire all’abbattimento degli sprechi e al benessere ambientale attraverso il riutilizzo (47%) e chi lo considera un modo intelligente di fare economia (44%). Entra in gioco anche una nuova motivazione, legata alle mutate esigenze che si sono manifestate a seguito dell’emergenza da Covid-19, come la scoperta di che cosa può servire o di che cosa si può fare a meno, avendo vissuto maggiormente lo spazio abitativo (13%)».

Fra le ragioni che spingono alla vendita, la prima (73%) è quella di liberarsi del superfluo. Il 39% degli intervistati vende perché crede nel riuso ed è contro gli sprechi e il 34% per guadagnare.

Anche per chi vende, «emergono poi delle nuove motivazioni legate a necessità specifiche nate nel corso del 2020, come l’adattamento degli spazi di casa a DAD e/o Smart working (13%), per assecondare esigenze e passioni appena nate (12%), ma anche per un peggioramento della situazione economica famigliare (11%)».

L’economia dell’usato non si ferma qui e di sicuro avrà un futuro. Ha vissuto un’accelerazione durante il 2020. Per oltre otto intervistati su dieci (82%) la second hand economy è destinata a crescere ancora nei prossimi cinque anni, per via della crisi nel contesto economico attuale (66%), ma anche perché diventerà sempre più una scelta consapevole e green (49%), uno strumento per risparmiare (44%) e per rendere i consumi accessibili a più persone (28%).