Istat: disoccupazione all’8,8%. Quella giovanile al 27,6%. La situazione rischia di peggiorare notevolmente dal 18 agosto, necessarie misure urgenti di rilancio.
Il tasso di disoccupazione a luglio si riporta a quota 8,8%, con un aumento del +0,6% rispetto a maggio.
Torna a crescere in maniera preoccupante la disoccupazione giovanile, che aumenta al 27,6% con un rialzo di +1,9 punti rispetto al mese precedente.
A perdere il lavoro sono soprattutto le donne, penalizzate durante la fase del lockdown che ha messo in evidenza il profondo gender gap esistente nel nostro Paese, in ambito lavorativo e no. Diminuiscono anche i posti fissi.
Una crescita allarmante e grave, specialmente se si considera che i dati , diffusi dall’Istat, sono ancora falsati dalle misure adottate dal legislatore che, con il decreto Rilancio ha esteso il divieto dei licenziamenti collettivi e per giustificato motivo oggettivo per un totale di 5 mesi, prorogando quindi al 17 agosto la scadenza inizialmente prevista dal Cura Italia al 17 maggio.
La situazione è già difficile e drammatica oggi, non osiamo immaginare cosa potrà avvenire alla scadenza di tale provvedimento.
Per questo si rende sempre più urgente e vitale disporre con urgenza misure concrete che diano risposte ai cittadini in termini reddituali e occupazionali. Far fronte alla crisi determinata dal Covid-19 significa aiutare l’intero sistema economico a reggere i contraccolpi del lockdown, dei cambiamenti avvenuti nei mercati internazionali, in quelli finanziari e nella composizione della domanda, ma significa anche e soprattutto ridefinire l’intero sistema produttivo per renderlo capace di affrontare le sfide poste dalla nuova fase storica che ci troviamo ad affrontare. In questi termini è impensabile non sfruttare e ricorrere a tutte le risorse necessarie per far ripartire il Paese, Mes compreso: impiegare i 36 miliardi per costruire un nuovo sistema sanitario universalistico, inclusivo e pubblico, operazione che va fatta a prescindere dal ricorso a tale strumento, significherebbe poter destinare maggiori fondi all’avvio di investimenti urgenti per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo. Investimenti indispensabili per dare nuove prospettive al Paese e alle famiglie, a cui vanno garantite politiche redistributive, di contrasto alla povertà e alle disuguaglianze.