Corte dei Conti Ue: solo 200mila ricorrono ad assistenza sanitaria in altro Stato

 

Lo scambio elettronico dei dati è ancora indietro e le reti per le malattie rare non funzionano bene a livello transfrontaliero. Meno dello 0,05% dei cittadini europei si avvale della possibilità di ricevere cure sanitarie in un altro Stato della Ue. Una recente relazione della Corte dei Conti europea evidenzia che i pazienti hanno ancora difficoltà a beneficiare delle azioni previste dalla direttiva UE sull’assistenza sanitaria transfrontaliera. E solo una minoranza dei potenziali pazienti sa di aver diritto a ricevere assistenza sanitaria all’estero.

Al tempo stesso, la Corte ha trovato anche problemi e ritardi nel campo dello scambio elettronico dei dati sanitari dei pazienti tra Stati membri. Occorre inoltre facilitare l’accesso all’assistenza sanitaria dei pazienti affetti da malattie rare.

Secondo un’indagine Eurobarometro del 2015, meno del 20 % dei cittadini era informato sui propri diritti in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera. In virtù della direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera, ogni anno circa 200 mila pazienti, cioè meno dello 0,05% dei cittadini dell’UE, si avvalgono della possibilità di ricevere cure sanitarie in un altro Stato membro. La mobilità avviene poi soprattutto fra paesi confinanti. Di recente la Francia registra il maggior numero di pazienti in uscita mentre la maggior parti di chi ha varcato le frontiere per curarsi si è recata in Spagna, Portogallo, Belgio e Germania.

Questo il quadro di fondo evidenziato dalla Corte dei Conti europea. La direttiva europea del 2011, ricorda la Corte, mira a garantire un’assistenza sanitaria sicura e di alta qualità oltre i confini nazionali, all’interno dell’UE, nonché il rimborso delle spese sostenute all’estero alle stesse condizioni previste nello Stato di affiliazione. I pazienti europei che si recano in un altro Stato per ricevere cure sanitarie, ad esempio cure ospedaliere programmate, o per acquistare medicine, hanno quindi diritto ad essere informati sugli standard di cura, sulle regole di rimborso e sui migliori canali previsti dalla normativa per accedervi.

La Commissione europea ha monitorato la direttiva e aiutato gli Stati a migliorare le informazioni sui diritti dei pazienti in materia di assistenza sanitaria transfrontaliera ma ci sono ancora lacune, specialmente nello scambio dei dati e nel funzionamento delle reti per le malattie rare. “I cittadini dell’UE non beneficiano ancora a sufficienza delle azioni ambiziose previste dalla direttiva sull’assistenza sanitaria transfrontaliera – ha dichiarato Janusz Wojciechowski, il Membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione – Queste azioni dell’UE riguardano il diritto ad essere curati in un altro Stato membro, scambi più agevoli di dati sanitari tra Stati membri e iniziative nel campo delle malattie rare. Per essere altezza di queste ambizioni, occorre però una migliore gestione.”

Per la Corte dei Conti, la Commissione ha sottovalutato le difficoltà legate all’introduzione dell’infrastruttura per l’eHealth nell’intera UE. “Al momento dell’audit (novembre 2018), gli Stati membri stavano solo iniziando a scambiarsi i dati sanitari dei pazienti per via elettronica, per cui

non erano ancora visibili i benefici per i pazienti che si recavano all’estero – si legge in una nota – Inoltre, la Commissione non ha opportunamente valutato né il potenziale utilizzo né il rapporto costi/benefici di questi scambi di dati sanitari oltre frontiera. Infine, le reti di riferimento europee per le malattie rare costituiscono, a giudizio della Corte, una innovazione ambiziosa e sono ampiamente sostenute da medici, prestatori di assistenza sanitaria e pazienti. Nonostante il numero dei pazienti affetti da malattie rare nell’UE oscilli in totale tra 27 e 36 milioni, le reti hanno ancora notevoli difficoltà a garantire la propria sostenibilità finanziaria e un efficace funzionamento a livello transfrontaliero.”